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NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : LE FALSE QUESTIONI DEL PERICOLO DI VITA DELLA MADRE E DEL QUESITO MINIMALE , TRA TATTICISMO FINALIZZATO ALLA DESTABILIZZAZIONE E MERO RIVENDICAZIONISMO

Operiamo da tempo con un’organizzazione “ ad hoc “ , che ha oggi 13 000 iscritti ed è ben strutturata sul territorio , per cercare di abrogare per l’unica via possibile , quella referendaria , una legge che ha legalizzato l’aborto in Italia e un piccolo movimento dichiaratamente “ pro life “ agisce per danneggiarci al punto di cercare di provocare una scissione tra i nostri adepti , insistendo strumentalmente per la necessità di rettificare un quesito in senso palesemente incostituzionale , che raccoglierebbe poche migliaia di firme e che , comunque e in ogni caso , otterrebbe evidentemente il voto favorevole solo dell’1% dell’elettorato di sesso femminile .

Quanto è grande la tendenza del mondo cattolico a danneggiare la “ concorrenza “ ed a favorire i dichiarati nemici dei propri valori ( Pannella , Bonino etc ) ? .

Nei mesi scorsi abbiamo pubblicato le bozze dei quesiti referendari ( formulate , al fine di per renderle più leggibili , in forma affermativa e non in quella ufficiale , doverosamente negativa ) , uno massimale , uno minimale a cui potrebbe aggiungersene un secondo .

I quesiti non hanno ricevuto censure di sorta da parte degli iscritti , censure precluse anche dalla assoluta chiarezza del manifesto dell’iniziativa , da me redatto e riportato sui siti www.no194.org e www.no194.it ( quelli ufficiali dell’associazione no194 e dell’omonimo comitato no194 ) ed espressamente richiamato nel modulo di adesione .

In tale testo , si affermano due princìpi di fondo , accomunati dall’elemento della concretezza .

1 ) Il carattere abrogativo , referendario e non negoziabile dell’operazione , a rigetto di qualsiasi forma di relativismo etico e di enunciazione di princìpi fine a se stessa :

al primo periodo :“ La presente iniziativa non è finalizzata alla semplice denuncia del fenomeno dell’aborto o alla mera critica culturale alla l. 194/1978 che lo disciplina nel nostro ordinamento , ma è diretta all’abrogazione di tale legge per via referendaria , in coerenza con la piena consapevolezza che la vita di ciascuno di noi è stata resa possibile dalla ricorrenza di due condizioni : il concepimento e l’assenza di eventi letali durante la gravidanza , tra i quali la sua interruzione volontaria è quello casisticamente di gran lunga più ricorrente ;

-ai periodi cinque e sei : “L’iniziativa è solo finalizzata all’abrogazione della legge ( dall’entrata in vigore della quale si sono registrati oltre 5 milioni di aborti , secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute ) e rigetta ogni ipotesi di trattativa , che sarebbe inconcepibilmente effettuata sulla pelle del nostro prossimo .

Di conseguenza , possibili effetti legislativi dell’operazione in oggetto restrittivi sulla portata della 194 ( ed intermedi rispetto all’obiettivo indicato ) , sarebbero frutto di una ( tra l’altro ad oggi del tutto improbabile ) azione parlamentare totalmente unilaterale e non concordata con i promotori del referendum “ .

2 ) La finalità di conseguire un risultato effettivo nel nostro ordinamento , il che implica la consapevolezza degli istituti e dei princìpi che lo caratterizzano :

Così si precisa al secondo , terzo e quarto periodo :

“ Una via , quella referendaria , obbligatoria ( alla luce della totale indifferenza della nostra classe parlamentare , che in oltre un trentennio dall’entrata in vigore della 194 si è astenuta da una sua semplice revisione in senso restrittivo ) e perfettamente percorribile , considerato l’abbondante decorso del quinquennio previsto dalla normativa vigente dal primo referendum del 1981 , svoltosi in un clima politico-culturale ben diverso da quello attuale .

Piuttosto , alla luce del pericolo di una ( peraltro infondata ) censura da parte della Consulta , i quesiti referendari avranno essenzialmente come oggetto le norme più significative della legge , che si aggiungeranno così al quesito sull’abrogazione totale della legge .

Tra le disposizioni più controverse ed impopolari della 194 , in particolare ed anzitutto , debbono annoverarsi l’art. 4 ( che riconosce il diritto di interruzione volontaria della gravidanza anche per mere ragioni economiche , morali e sociali nei primi 90 giorni ) e l’art. 5 ( che attribuisce alla donna, anche se coniugata, il diritto di assumere la decisione abortiva senza coinvolgere il potenziale padre , che può così legalmente rimanere del tutto ignaro dell’evento ) .

Già dal primo periodo , si prospetta in modo assolutamente pacifico :

a ) la proposizione di un quesito sull’abrogazione totale della legge ;

b ) che , alla luce del pericolo di una ( peraltro infondata nel merito ) censura da parte del Consulta , i quesiti referendari avranno essenzialmente come oggetto le norme più significative della legge , fermo restando il quesito abrogativo totale ( cosiddetto massimale ) .

Ecco che sin dal manifesto sono state esplicitate la necessità di scongiurare la tutt’altro che remota mancata ammissibilità del quesito massimale e di prospettare , proprio e solo a fronte di tale pericolo , di uno o più quesiti minimali .

Non è un caso che le poche obiezioni nel campo abrogazionista che sono state sollevate a riguardo delle bozze di quesiti da noi pubblicate , obiezioni che riguardano proprio questi due punti , siano pervenute dall’esterno , quindi , non dai nostri aderenti , già consapevoli della portata dell’iniziativa dalla lettura del manifesto , approvato in sede di adesione o consultabile dopo la stessa sul sito .

Esiste una piccola area di abrogazionismo che non ha condiviso la nostra iniziativa , per due categorie ragioni .

Taluni sono sì abolizionisti , ma credono che gli effetti abrogativi sulla 194 possano discendere da un intervento parlamentare .

Il che è possibile senz’altro , ma solo e meramente in astratto , visto l’orientamento delle due camere , nelle quali , in questo trentennio non è stato depositato un solo disegno di legge a mera rettifica della normativa in oggetto .

Non occorre essere laureati in psicologia o in scienze politiche ma solo conoscere la storia per comprendere che i parlamentari non hanno alcuna sensibilità verso gli interessi vitali dei concepiti ed una grossa sensibilità verso gli interessi di comodo degli elettori , dal cui consenso essi dipendono .

Altri , si registrano pochissimi casi isolati , lo sono abrogazionisti e anche in senso referendario , ma hanno opposto ragioni di carattere formale , per l’appunto legate alla formulazione dei quesiti , che appaiono analogamente caratterizzate dalla pura astrattezza , svincolate dai dettami del nostro ordinamento giuridico e tali da sfociare nel mero rivendicazionismo se formulate in buona fede , ferme restando , in caso contrario , quelle ragioni tatticistiche che possono ispirare gruppi o singoli che intendano destabilizzare dall’interno la nostra organizzazione , con il fine di far fallire il referendum , rivolgendosi alla pancia dei nostri aderenti più radicali e , secondo regola generale , meglio disposti percentualmente alla militanza .

A tal riguardo si segnala già l’operato anche di qualche infiltrato nelle nostre realtà locali , immancabilmente legato a poche persone ( interne al cosiddetto pro life nazionale ) a noi ben note e agevolmente identificabile in una realtà , purtroppo , sino ad oggi assai poco frequentata .

Interventi che si aggiungono a quello comparso sul web nei giorni scorsi di un convertito al pro life soft che avrebbe voluto costituire un esempio di revoca di dissidenza , rimasto senza emuli , se non forse tra chi già era a noi esterno o era stato rispedito al mittente nella sua qualità di malcelato infiltrato .

A ) QUESITO MASSIMALE

Tale quesito verrebbe formulato in senso sostanzialmente massimale , lasciando sopravvivere gli artt. 17,18 e 19 ( che sono sanzionatori per quei pochi casi di aborto che avvengono in violazione della stessa 194 ) e l’art. 6 a ) , la norma che consente l’interruzione volontaria di gravidanza nel caso che il protrarsi della stessa implichi il pericolo di vita della madre .

Verrebbero in tal modo fatti salvi i due discutibili princìpi affermati dalla consulta nella recente sentenza n. 13 del 2012 , con la quale sono stati rigettati i quesiti del referendum elettorale di matrice Dipietrista , che hanno sottolineato :

a ) l’inammissibilità di una reviviscenza di una legge ( abrogata , quali le incriminazioni del codice penale ) anteriore rispetto a quella oggetto di referendum ;

b ) la necessità che , dall’astratta abrogazione della legge , sia configurabile una normativa cosiddetta “ di risulta “ , quindi residua e tale da poter sopravvivere autonomamente ed essere immediatamente applicabile , regolando la materia .

Orbene , il radicalismo di qualche giurista sta censurando la circostanza che si possa lasciar sopravvivere questa norma , facendo sorgere fondati dubbi o sulla preparazione giuridica dello stesso o sulla sua buona fede .

Una conclusione a cui si giunge sulla base di queste semplici considerazioni , tre di diritto , tre di merito .

a ) Come noto la donna che si trovi in quelle condizioni già prima del 1978 , poteva avvalersi della causa di giustificazione generale dell’art. 54 c.p. ( stato di necessità , una scriminante come , ad esempio , la ben più nota legittima difesa ) , tuttora vigente e di fatto non abrogabile .

Quindi chiedere all’elettore di abrogare una norma la cui abrogazione non determinerebbe alcun effetto non ha significato : la fattispecie non sarebbe comunque punibile .

b ) La Corte costituzionale ha censurato in più casi i referendum totalmente abrogativi ( es. sulla legge 40 ) , in quanto determinerebbero un vuoto normativo : lasciar sopravvivere i soli articoli sanzionatori ( per chiedere l’abolizione di una norma inutile perché non abrogabile nella sostanza ) ci esporrebbe ad una pronuncia di questo tipo , stante la non reviviscenza della vecchia disciplina prevista dal codice penale , in base al citato orientamento della Consulta , formulato in occasione della bocciatura dei recenti quesiti sui referendum elettorali sulla preferenza .

E’ chiaro che la Corte valuta la costituzionalità di un quesito in rapporto alla norma che si vuole abrogare e al netto della ricorrenza di scriminanti ( come quella di cui all’art. 54 c.p. ) che possano intervenire e il cui contenuto , tra l’altro , si connota in conseguenza di interventi giurisprudenziali .

c ) Anche a voler concedere , è davvero un mistero come si possa ritenere che la Corte , già definita da alcuni , non dal sottoscritto , come un organo politico più che giuridico , condizionato dall’orientamento generale del potere parlamentare , possa ritenere compatibile con l’art. 32 della costituzione , che tutela il diritto alla salute ( che essa considera come diritto alla salute della donna, non essendo certo ritenuta rilevante quella del concepito , altrimenti la 194 non sarebbe stata più volte ritenuta da costituzionale da tale organo ) , un quesito che contempla il legittimo decesso di una donna qualora sia in stato di gravidanza .

d ) Passando alle argomentazioni di merito , non occorre essere geniali per comprendere che l’allargamento del quesito a questa ipotesi estrema susciterebbe reazioni molto negative da parte di numerose nostre stesse iscritte ( alcune delle quali mi hanno chiesto espressamente garanzie in questo senso al momento di comunicare la loro adesione ) , non entusiaste dell’idea che il loro partner possa decidere che in fondo, qualora rischiassero di decedere portando a termine la gravidanza, la loro morte non sarebbe cosa grave , essenziale essendo solo la nascita del loro figlio .

In effetti , se la Vita è sacra credo che non si possa comprendere per quale motivo non lo sia quella di una donna incinta .

E anche qualora la figura femminile potesse essere identificabile con quella di una macchina riproduttiva , sarebbe evidente che la rottamazione della macchina porterebbe a conseguenze negative sul piano della procreazione futura .

Va sottolineato che pure di recente  i vescovi irlandesi ( sottolineo irlandesi ) hanno ricordato in una nota che la Chiesa afferma come la vita di un bimbo e quella della madre siano parimenti sacre .

È giudicato moralmente lecito un intervento che per salvare la donna metta a repentaglio la sopravvivenza del figlio, a patto che si tratti di un effetto collaterale non voluto e che si faccia comunque il possibile per salvarli entrambi .

Esattamente la nostra posizione .

e ) Di contro , l’allargamento del quesito nei sensi di cui sopra susciterebbe l’entusiasmo dei difensori della legge , increduli di un regalo di questa portata .

Essi potrebbero incentrare su questo caso estremo la loro campagna antireferendaria , convincendo le elettrici , che nulla sanno dell’art. 54 c.p. , che riterremmo la loro esistenza subordinabile al venir meno di quella fattispecie .

Una prospettiva davvero suicida , che ci limitiamo a definire non del tutto giustificabile neppure dal punto di vista ideale .

Se siamo tutti concordi nel definire le varie Gianna Beretta Molla delle eroine , che hanno pagato con la loro vita l’amore verso il proprio figlio , è mai possibile che un atto di eroismo , frutto per antonomasia di una scelta individuale , possa essere imposto per legge ?

f ) Infine , va ricordato che dal punto di vista statistico l’ipotesi di decesso qui contemplata è a dir poco remota , tanto più alla luce dei progressi della medicina .

Un’applicazione rigorosa della legge , quindi , non potrebbe giustificare l’aborto se non in ipotesi estreme e rarissime .

Ritenere che si apra uno squarcio nella legge ( tesi sostenuta dai pro life più radicali anche in materia di procreazione assistita e di eutanasia ) è totalmente fuori luogo ( il 95% degli aborti viene richiesto nei primi 90 gg di gravidanza da donne che stanno benissimo , da lì al pericolo di vita c’è una sproporzione abissale ) , ragionando a tale stregua qualunque situazione di fatto potrebbe essere manipolabile in sede di suo accertamento per portare a qualsiasi risultato .

B ) I quesiti minimali possibili ed efficaci per i nostri fini sostanziali sono molteplici .

Quello da me elaborato è identico al massimale con la sola eccezione del riferimento ai casi di cui alla lettera b dell’art. 6 , con cui comunque si estenderebbero ai primi 90 giorni di gravidanza le più rigorose condizioni previste dal tale articolo , ed al primo e terzo comma dell’art. 7 che si renderebbero necessari per l’accertamento delle condizioni dell’articolo precedente , con limiti nell’ipotesi di vita autonoma del feto , che rende praticabile l’aborto solo nel caso della lettera a ) .

Quindi , non più aborto libero , neppure nei primi 3 mesi di gestazione .

Un testo , peraltro , proposto solo al fine di evitare che il nostro sforzo ( e posso parlare in prima persona nel definirlo quanto meno notevole , pur nella consapevolezza se nessuno mi ha obbligato ad affrontarlo ) cada nel nulla ( consentendoci di ottenere almeno un risultato parziale , significativo sul piano giuridico e culturale ) , a seguito dell’eventuale censura della Consulta in ordine al citato contrasto del quesito massimale con l’art. 32 della costituzione , che tutela il generale diritto alla salute , che sarebbe naturalmente considerato con riferimento alla potenziale madre e non al concepito .

Una censura totalmente non condivisibile nel merito , perché l’aborto non è mai terapeutico , ma sempre possibile e quindi da non ignorare .

Come abbiamo chiarito presentando i quesiti e come da manifesto , dunque la richiesta di abrogazione è totale e solo in subordine abrogazioni parziali , che , se accolte , rappresenterebbero comunque i presupposti sostanziali e culturali ( per una volta usiamo anche noi tale termine , spesso utilizzato con frequenza da chi intende nobilitare la propria inefficienza ) per il totale annientamento di una legge che sarebbe ad oggi precluso da ostacoli oggettivi frapposti dalle istituzioni ( come detto , dalla Corte Costituzionale ) , che ci potrebbero costringere ad una abolizione della legge in più fasi .

Dopo la vittoria nel referendum sul quesito minimale , potremmo riproporre il massimale dopo i 5 anni di legge , confidando in una differente pronuncia della Consulta , che altri definiscono organo non solo giuridico ma sensibile agli orientamenti dell’opinione pubblica , proprio conseguente a quella vittoria .

Altro sarebbe , ovviamente , limitare la propria azione volontariamente ed a seguito di un accordo con il potere politico-parlamentare ( che talvolta propone ai comitati referendari una modifica legislativa a parziale accoglimento dei quesiti dietro la rinuncia alla loro azione ) , che sarebbe frutto di una trattativa ignobilmente condotta sulla pelle del nostro prossimo .

Un conto è la scelta , un conto è l’imposizione dell’autorità , da cui discende un oggettivo ostacolo .

Non si può ignorare o abrogare un’irrevocabile decisione della Consulta , questa è la realtà nel nostro ordinamento .

Tra l’altro questa posizione non può essere censurata neppure appellandosi al rispetto formale dei princìpi cattolici più rigorosi , a cui tanti tra di noi si ispirano .

Chi ha dichiarato testualmente quando non fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista, un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione all’aborto fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica. Così facendo, infatti, non si attua una collaborazione illecita a una legge ingiusta; piuttosto si compie un legittimo e doveroso tentativo di limitarne gli aspetti iniqui ?

Addirittura Giovanni Paolo II nella Evangelium Vitae ( punto 73 ) .

Nulla , dunque , giustifica una presa di posizione così prescindente dalla realtà giuridica in cui ci moviamo , neppure l’adesione pura ed astratta ai princìpi che si fondano sula legge di Dio , rendendosi ben conto anche il Sommo Pontefice ( e che sommo Pontefice , mi sia consentito ) che un princìpio va affermato in una realtà concreta .

Non può un cittadino italiano ( tanto più un giurista ) che voglia difendere anche nel modo più rigoroso , come noi cerchiamo di fare , quei princìpi , sia pur configurati nell’ambito di un’operazione con una chiara connotazione razional-giuridica , operare ignorando l’esistenza delle istituzioni , compresa la Corte Costituzionale .

E un ulteriore ipotetico testo minimale , lo ribadiamo , troverebbe la sua giustificazione solo nei vincoli formali imposti dalla Consulta .

Augurando buone feste , e ricordando per l’ennesima volta a chi è dotato di intelletto che le mie considerazioni critiche verso la marcia della Vita non sono dirette a negarne la qualità organizzativa o la potenziale forza aggregatrice ma solo a contestarne l’esplicita matrice abrogazionista , esclusa dalle dichiarazioni relativiste formulate per iscritto dal suo artefice ufficiale , invito sin d’ora tutti i pro life abrogazionisti ( quindi gli antiabortisti , come da vocabolario ) a partecipare alla “12 ore per la vita“ ( da noi organizzata in collaborazione con un’associazione nostra alleata , che ha aderito con tutti i suoi effettivi a NO194 ) che inizierà dalle ore 9 del 5-1-2013 all’esterno di 6 ospedali italiani (S. Anna di Torino , Corso Spezia 60 , Mangiagalli di Milano , Via della Commenda 12 , Civile di Padova , Via Giustiniani 2 , Umberto I di Roma , Viale del Policlinico 165 , S. Anna di Caserta , Via Roma 124 , Garibaldi-Nesima di Catania , Via Palermo 636) .

Pietro Guerini – Portavoce nazionale NO194

 Pubblicato , tra gli altri , da www.pontifex.roma.it il 22 dicembre 2012

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NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : LA 12 ORE PER LA VITA VITA ( PRIMO APPUNTAMENTO IL 5 GENNAIO 2013 , DALLE ORE 9 , ALL’ESTERNO DI 5 OSPEDALI , SITI IN TORINO , MILANO , PADOVA , ROMA E CATANIA )

Dopo la 24 ore del 2 novembre scorso , alla quale ha partecipato un migliaio abbondante di persone su tutto il territorio nazionale nonostante fosse stata organizzata in poche settimane , abbiamo deciso di insistere con questa formula , moltiplicandola nel corso dell’anno .

In particolare , si svolgerà una 12 ore di preghiera per la Vita all’esterno di 5 ospedali ( Mangiagalli di Milano , S. Anna di Torino , Civile di Padova , Garibaldi-Nesima di Catania , una struttura romana non fissa , la prima sarà l’Umberto I ) dalle ore 9 alle ore 21 del primo sabato dei mesi dispari , mentre le 24 ore la terremo in tutta Italia il primo sabato di settembre dalle ore 9 alle ore 9 della domenica .

Il primo appuntamento , quindi , sarà con la 12 ore del 5 gennaio 2013 , dalle 9 alle 21 , all’esterno delle 5 strutture sopra indicate .

Occorre sottolineare le seguenti caratteristiche di fondo di tale manifestazione .

1 ) FUNZIONE STRUMENTALE

Essa non costituisce il fine della nostra azione , ma è strumentale rispetto all’unico obiettivo che perseguiamo con la nostra iniziativa come da manifesto della stessa , vale a dire l’abrogazione per via referendaria della legge 194 , che ha legalizzato nel 1978 l’aborto nel nostro paese , modificandone in profondità la cultura ed avallando 6 milioni di soppressioni di concepiti compiuti nel suo vigore , secondo i dati ufficiali resi dal Ministero della Salute .

Via referendaria che è l’unica praticabile per abolire quella legislazione , alla luce della costante e totale inerzia del nostro parlamento , che in oltre trent’anni dal primo referendum del 1981 si è astenuto dalla presentazione di un benché minimo disegno di legge , semplicemente restrittivo , da parte di un mero suo rappresentante .

Non vi è chi , appena lucido di mente , non colga come la classe parlamentare del nostro paese ritenga definitivamente non praticabile la via abrogazionista o revisionista , perché impopolare e tale da incidere negativamente sul consenso di cui i deputati e senatori necessitano .

E’ sin troppo evidente che questa casta non può essere convertita con manifestazioni di piazza sempre più numerose , in quanto anche 25 milioni di partecipanti ad esse ( tanto più se a manifestazioni non abrogazioniste come la Marcia per la Vita ) verrebbero percepiti come una spaccatura del paese e perché marce assai partecipate ( penso ai 35 000 di Parigi o ai 300 000 di Washington ) non hanno minimamente inciso in senso positivo su numero di aborti , volontariato pro life e disciplina normativa locale .

Le 12 e la 24 ore , dunque , sono meramente strumentali , il fine ( condiviso dai nostri 13 000 iscritti, acquisiti per lo più dal gennaio 2011 ) è concreto e rappresentato dall’abrogazione della 194 per l’unica via possibile , quella del referendum , evento a cui esse espressamente si richiamano e che , ai sensi degli artt. 31 e 32 della L. 352/70 , non potrà introdursi con la raccolta ufficiale delle firme prima del 2014 .

Il tutto nella consapevolezza che la piazza esaurisce le ambizioni popolari solo in una dittatura , non nel nostro paese , dove abbiamo la possibilità di avvalerci di un istituto come quello referendario definito , non a caso , di “ democrazia diretta “.

2 ) MATRICE CHIARA ED UNIVOCA

La nostra non è una manifestazione genericamente rivolta alla difesa della Vita , formula che dovrebbe raccogliere il consenso di tutti i cittadini , esclusi i satanisti .

L’univocità del fine richiama una matrice assolutamente inequivocabile , tale da ridurre la partecipazione , ma che conferisce all’evento un qualche significato , anzi un significato netto ed inequivocabile .

Nessuno , ad esempio , potrebbe partecipare alla preghiera collettiva , senza essere agevolmente identificabile come un infiltrato , affermando di essere favorevole all’integrale applicazione della 194 mediante il potenziamento dei consultori familiari , come Gianni Alemanno ha dichiarato in occasione della citata Marcia di quest’anno , in televisiva rappresentanza dei partecipanti .

Una posizione analoga a quella di Pierferdinando Casini e dei parlamentari ritenuti meno abortisti .

In realtà , di fronte al tema in questione non esiste una terza via : o si è a favorevoli al diritto di scelta della donna ( consacrato nella 194 ) o si è favorevoli al diritto di nascita ( limitabile in casi eccezionali , come nell’ipotesi di pericolo di vita della madre che porti a termine la gravidanza , già ammessa come causa di giustificazione prima dell’entrata in vigore della 194 , ai sensi dell’art. 54 c.p. ) .

Il resto è demagogia priva di contenuto pratico e frutto di calcolo , politico o di altro tipo .

3 ) CARATTERE APOLITICO E NON STRUMENTALIZZABILE DA PARLAMENTARI

La totale assenza di trattative con gli appartenenti presenti e passati al parlamento nazionale per garantirne la partecipazione è significativa , costoro , responsabili della vigenza della 194 , sono anzi pregati di non aggiungersi ai presenti e di non aderire in nessun modo .

La loro eventuale presenza sarà meramente tollerata , la loro campagna elettorale non deve utilizzare questa manifestazione , che parte dal basso , si rivolge al popolo evocando l’esercizio di un suo potere ( quello referendario ) e che rigetta le strumentalizzazioni .

4 ) APERTURA A TUTTI I PRO LIFE

La manifestazione è aperta a tutti gli antiabortisti , anche appartenenti ad altre organizzazioni , che sono in grado di comprendere che se l’aborto è un fenomeno abominevole la legge che lo legalizza dev’essere abrogata , perché una legge non può autorizzare un fatto abominevole .

Chi non riesce a compiere questo passaggio logico ( o si perde in cinici macchiavellismi , sprezzanti della Vita del suo prossimo ) si esclude da solo .

Da parte nostra , dunque , nessun “ Vengo anch’io , no tu no ! “ , come quello rivolto dagli organizzatori della Marcia per la Vita ai vertici del Movimento per la Vita per l’edizione del prossimo anno , condotta che consente ai detentori di un benché minimo quantitativo di materia grigia di cogliere chi divida il pro life italiano , a prescindere dai contenuti ( che nel caso di specie sono identici tra il richiedente ed il rigettante la richiesta ) .

Non a caso nei suoi due anni di svolgimento ho chiesto di poter esporre per dieci minuti nell’ambito di una conferenza di quattro ore a margine di quell’evento la nostra iniziativa e mi è stato risposto picche in entrambe le occasioni ( espressamente nella prima , tacitamente nella seconda ) .

Orbene , se una manifestazione vuole essere rappresentativa di un mondo non può escludere le due maggiori organizzazioni di quel mondo , la prima delle quali , la nostra , sviluppatasi numericamente in meno di due anni , dal gennaio 2011 , un’esclusione tanto più ingiustificabile se tale evento è pure occasione di demagogica affermazione di genericissimi princìpi , in cui quasi chiunque può riconoscersi .

Diversa è l’attività che si traduce nella precisazione delle differenti posizioni , attività che necessariamente divide , oltre ad essere doverosa e tale da poter alimentare un dibattito , tanto più positivo per una forza emergente come NO194 .

E se aggiuntivamente , non si compiono delle mere elucubrazioni dottrinarie ma si opera con un obiettivo concreto e molto chiaramente individuato , come nel caso della nostra operazione , il contenuto dell’azione si circoscrive in modo netto , dando luogo fatalmente ad una diversificazione rispetto ad altre compagini di area .

Ma se quell’azione è rivolta alla collettività , coinvolta in un referendum , è evidente che quella peraltro inevitabile diversificazione e mancanza di unanimità risulta di nessuna rilevanza , come può convenire almeno chi ha un minimo senso della matematica .

Il referendum del 1981 vide un 32% di favorevoli all’abrogazione della 194 .

Anche volendo aderire alla pessimistica visione di coloro che ritengono di aver riscontrato un progressivo ed irreversibile peggioramento della nostra società nella sensibilità verso i temi etici ( e che , contraddittoriamente , sostengono talvolta la necessità di attendere tempi migliori prima di agire referendariamente ) , non si può prevedere una percentuale di attuali abrogazionisti inferiore al 20% del corpo elettorale , il che significa che su 50 milioni di elettori ( la soglia dei 60 milioni di abitanti è stata superata due anni or sono ) ben 10 milioni di essi sarebbero favorevoli alle nostre posizioni .

Orbene , gli attivisti antiabortisti viventi italiani non sono attualmente quantificabili in più di qualche migliaio di unità , quindi la mancanza di unità ( unità che , ribadiamo , non si può imporre ) potrebbe al limite incidere su non più dell’1 per diecimila ( quale rapporto tra 1 000 attivisti a noi contrari e 10 000 000 ) del totale dei nostri votanti potenziali minimi , percentuale chiaramente irrilevante , e ciò sempreché una parte dei “ pro life “ di altre organizzazioni non si ricordi di essere comunque pro life al momento della firma o del voto .

La nostra interlocutrice è la coscienza del singolo cittadino , credente o non credente , la nostra attività persuasiva non ha come primi destinatari i vertici di singole organizzazioni , tra l’altro ormai piccole rispetto alla nostra , che non di rado ci vedono come concorrenziali , confondendo la difesa della Vita con la vendita della mele .

Che la nostra attività debba avere quella destinataria e non strutture intermedie è un’esigenza ben compresa ormai anche dalle componenti più illuminate del clero , in grado di cogliere , in un’ottica referendaria , la centralità dell’oggettivo interlocutore sostanziale ( il popolo , nella forma del corpo elettorale , e dunque le singole coscienze dei suoi componenti ) a discapito della marginalità del piccolo interlocutore ( il MPV ) intermedio e , forse , in certi ambienti abituale , più per anzianità che per affinità di ideali , non essendo concepibile , alla luce per tutte della “ Evangelium vitae “ , una Chiesa cattolica che condivide la rinuncia di quel movimento ( ribadita in una recente circolare, poi ripresa dalla stampa , si legga il pezzo su “ Italia oggi “ del 29-9-2012 riportato sul nostro sito ) ad abrogare una legge che legalizza l’aborto .

Ecco che chi , isolato peraltro , sostiene che per agire referendariamente contro la 194 occorre avere il preventivo consenso unanime delle scarne organizzazioni “ pro life “ italiane , oltre a non possedere alcun senso della matematica , ignora , soprattutto , la storia di questo mondo , orientato su posizioni graniticamente antiabrogazioniste da oltre trent’anni , ora passate in netta minoranza a seguito della nostra nascita e del nostro sviluppo .

E attendere prima di agire il consenso di chi dissente fermamente ( e legittimamente , si badi bene ) da decenni significa oggettivamente condannarsi all’immobilismo .

Un modo come un altro per rinviare a tempo indeterminato il proprio impegno , annullandolo .

Coloro che sostengono tale tesi , quindi e all’evidenza , rappresentano ( in qualche caso forse inconsapevolmente , nel senso che non se ne rendono conto ) i nostri primi avversari , in quanto si sintonizzano sulla stessa lunghezza d’onda dei nostri aderenti , per poi cercare ( o rischiare , nel caso di buona fede ) di annientarne l’azione .

Una strategia degna del radicale o della femminista più efferati .

5 ) NESSUNA ATTIVITA’ COMMERCIALE COLLATERALE

Non dobbiamo promuovere libri , cercare sovvenzioni pubbliche , sostenere carriere politiche , ma solo pregare , ricordando il nostro obiettivo .

Fare affari non è un reato , ma non ci interessa .

Se qualcuno vuole sostenerci con una donazione lo può fare tramite il sito , la piccola pubblicazione può eccezionalmente consentire la copertura di qualche spesa di singoli aderenti , purtroppo il danaro una qualche utilità l’ha e nessuno ci regala niente , ma non è il nostro fine .

Mi rivolgo , quindi , a tutti coloro che vogliono dare un segno tangibile del loro dissenso verso questa legge , in aggiunta alla consapevolezza del dramma dell’aborto e delle sue conseguenze verso la sua vittima , invitandoli a partecipare a questo evento .

Evento incentrato su una pratica religiosa importante come la preghiera , che risente senz’altro della identificazione con la fede della maggioranza dei nostri iscritti ( tra cui lo scrivente ) , ma il cui esercizio pubblico in manifestazioni ufficiali non incide minimamente sull’approccio razional-giuridico al tema dell’aborto che ho dato alla nostra iniziativa .

Iniziativa alla quale aderiscono , non a caso , nostri connazionali non credenti ma che ritengono ingiusto che un loro simile possa essere soppresso durante la gravidanza senza alcuna tutela giuridica , in spregio alla distinzione laici-cattolici che ha caratterizzato il primo referendum del 1981 e che , perpetuatasi sul tema sino ad oggi , non ha impedito , peraltro , lo sterile paradossale dibattito di questi anni , tra abortisti favorevoli alla 194 e antiabortisti cattolici ugualmente contrari alla sua abrogazione .

Un dibattito , di fatto , inesistente e che noi abbiamo avuto il merito , quanto meno , di aver fatto risorgere .

Ricordo i due siti attraverso cui si può aderire alla nostra organizzazione : www.no194.it e www.no194.org .

Pietro Guerini – Presidente e portavoce nazionale NO194

 Pubblicato su www.pontifex.roma.it del 28-11-2012

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LEGISLAZIONI MONDIALI IN MATERIA DI ABORTO E REFERENDUM ABROGATIVO IN ITALIA DELLA L. 194/78

Un’analisi complessiva delle legislazioni internazionali in materia di aborto deve costituire una premessa indispensabile , tanto più per un giurista , per l’esercizio di un’azione come quella che ho intrapreso per l’abrogazione per via referendaria della l. 194 , attraverso un comitato ed un’associazione costituiti a tale esclusivo fine , denominati significativamente NO194 ( si veda il sito www.no194.org ) .

Sinteticamente , da tale analisi si possono individuare 8 livelli :

1 ) aborto in ogni caso illegittimo (Cile , El Salvador , Nicaragua , Malta e Stato Città del Vaticano);

2 ) aborto ammesso solo in caso di pericolo di vita della donna ( Irlanda , San Marino , Principato di Monaco , Andorra , Paraguay , Guatemala , Honduras , Venezuela , Filippine , Iran , Indonesia e altri ) ;

3 ) aborto ammesso in caso di pericolo di vita e di stupro della donna ( Brasile ) ;

4 ) aborto ammesso in caso di pericolo di vita , stupro e di pregiudizio per la salute fisica della donna ( Argentina , Ecuador , Costarica e altri ) ;

5 ) aborto ammesso in caso di pericolo di vita e di pregiudizio per la salute fisica della donna , solo nei primi 90 giorni per stupro , pericolo per la salute mentale e anomalie del feto ( Polonia e altri );

6 ) aborto pressoché libero nei primi 90 giorni , anche per ragioni socio-economiche , limitato successivamente ( Italia , Francia , Germania , Uruguay e altri ) ;

7 ) aborto ammesso per ragioni socio-economiche anche nel secondo trimestre ( Inghilterra, Russia, Giappone , India , Sudafrica e altri ) ;

8 ) aborto pressoché sempre ammesso ( buona parte dei paesi dell’Est Europa , del Nord America e del Nord Europa , Cina , Corea del Nord e altri ) .

In Asia , una posizione originale assumono Israele , che non ammette mai l’interruzione volontaria di gravidanza per ragioni economiche e sempre negli altri casi , Corea del Sud , che limita senza escludere l’aborto per tutte le causali tipiche , e Arabia Saudita , legalizzante nel caso di pericolo di vita della donna solo nei primi tre mesi , per ragioni legate alla sua salute fisica e mentale nel secondo semestre .

Nel continente nero , detto del Sudafrica , si passa da normative severe ( come quelle dei paesi dell’aera settentrionale , Magreb , Egitto , Senegal , Somalia ) a quelle assai meno restrittive rintracciabili in buona parte del resto del continente ( Nigeria , Uganda , Tanzania , Camerun ) .

In Oceania , mentre la normativa neozelandese ( similmente a quella israeliana , è lineare nell’escludere l’interruzione volontaria di gravidanza per fattori economici , ammettendola però in modo generoso per tutte le altre causali tipiche ) , quella australiana , sostanzialmente generosa , è particolarmente articolata nel prevedere distinzioni .

Orbene , come si può notare , con riferimento a Europa ed Americhe , le nazioni con una disciplina più rigorosa in materia hanno una maggioranza di abitanti di fede cattolica e anche tra i paesi con la normativa peggiore l’unico nel quale vi è un’opposizione ( anche forte ) ad essa sono gli USA , dove vi sono pure differenziazioni tra singoli stati , per l’azione congiunta di cattolici e cristiano-evangelici .

Senza dimenticare le argomentazioni razional-giuridiche , alle quali ho anzi dato da subito una rilevanza centrale nella nostra iniziativa neo-referendaria , è di tutta evidenza , sotto il profilo cultural-religioso e in tale quadro generale , che il nostro paese deve e può recuperare le posizioni che si ricollegano alla propria storia, in quanto nazione avente come capitale la capitale mondiale del cattolicesimo , ed alle proprie più profonde convinzioni , considerata la persistente apprezzabile percentuale di credenti tra la propria popolazione e l’anacronistico tentativo di omologazione ad altre realtà culturalmente ben differenti dalla nostra .

Convinzioni travolte da un’azione legislativa nel 1978 e da una sconfitta referendaria nel 1981 frutto di un’epoca caratterizzata da un fanatismo culturale anticattolico e radical-marxista , che ha contaminato sul terreno allora della convinta adesione oggi di una acquiescente inerzia le aree di ispirazione liberale ( contraddittoriamente tese ad affermare diritti sempre più sofisticati e , nel contempo , a negare il diritto che li presuppone tutti , quello alla nascita ) e le componenti più confuse e depresse del variegato mondo cattolico .

Un’epoca oggi superata e nella quale , la mera stanca metabolizzazione di quei princìpi può essere travolta da un’azione popolare come la nostra , in quanto e se supportata dalla passione di coloro che , credenti o meno , avvertano realmente ed al di là di vuoti proclami più o meno ispirati da interessi , commerciali o di altro tipo , la volontà di combattere questa battaglia di civiltà e comprendano senza soverchie difficoltà il carattere tragico della soppressione di un nostro simile durante la gravidanza , da cui la natura indebita della legalizzazione di quell’atto e della sua impunibilità .

Non si potrà mai spiegare con successo ad un bambino di età superiore a tre anni ( e , in generale , non indottrinato da quel fanatismo ) per quale motivo il suo vicino di casa che ha apostrofato come “scemo“ un altro individuo o che ha demolito una sedia non di sua proprietà debba giustamente essere condannato penalmente , in presenza di una querela e di testimoni , mentre nessuno debba essere processato e condannato per la soppressione di un bimbo durante la gestazione , in dimostrata assenza di quella concezione della vita che gli ha permesso di nascere .

Le oltre 12 000 adesioni già raccolte , il capillare radicamento territoriale della nostra organizzazione e la presenza palpabile di nuovi entusiasmi da parte di numerosi soggetti di diverse generazioni ( anche giovani e donne ) impegnati nella nostra operazione , confermano il mutamento dei tempi che avevo teorizzato all’inizio di questa avventura .

Un’operazione finalizzata ad affermare l’inequivocabile princìpio secondo cui ( se è vero che ciascuno di noi esiste in presenza di due condizioni come il concepimento e l’assenza di eventi letali durante la gravidanza , quale quello abortivo è ) nessuno può legalmente sopprimere il nostro prossimo, al di fuori delle cause di giustificazione generali previste dal nostro codice penale (legittima difesa e stato di necessità) .

E , se è pure vero che l’Irlanda gode di una disciplina così virtuosa in materia , fondata sull’art. 40 della propria costituzione , risultando nettamente il primo paese europeo come tasso di natalità e che l’Italia è al 219 posto in tale graduatoria ( dati del 2010 ) su 221 paesi mondiali , un ulteriore effetto di questa battaglia è quello di contribuire a dare un futuro al nostro paese ed a preservare le caratteristiche peculiari che hanno contrassegnato la storia moderna nazionale .

Pietro Guerini – Presidente e portavoce nazionale NO194 ( www.no194.org )

Pubblicato, tra gli altri,  il 31-10-2012 su www.pontifex.roma.it

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NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : IL TESTO DEI QUESITI REFERENDARI

Dopo aver trattato in passato la questione dei quesiti referendari , con tutte le sue implicazioni , anche pretestuose e strumentali , passiamo ora all’analisi del loro testo , che viene per la prima volta qui reso pubblico .

Una premessa doverosa .

Il manifesto della nostra iniziativa referendaria , da me redatto e riportato sul sito www.no194.org , quello ufficiale dell’associazione no194 e dell’omonimo comitato no194 , che vanta oltre 11 000 aderenti , sigla che rappresenta la prima organizzazione antiabortista italiana , recita :

“ Piuttosto , alla luce del pericolo di una ( peraltro infondata ) censura da parte della Consulta , i quesiti referendari avranno essenzialmente come oggetto le norme più significative della legge , che si aggiungeranno così al quesito sull’abrogazione totale della legge .

Tra le disposizioni più controverse ed impopolari della 194 , in particolare ed anzitutto , debbono annoverarsi l’art. 4 ( che riconosce il diritto di interruzione volontaria della gravidanza anche per mere ragioni economiche , morali e sociali nei primi 90 giorni ) e l’art. 5 ( che attribuisce alla donna, anche se coniugata, il diritto di assumere la decisione abortiva senza coinvolgere il potenziale padre , che può così legalmente rimanere del tutto ignaro dell’evento ) .

L’iniziativa è solo finalizzata all’abrogazione della legge ( dall’entrata in vigore della quale si sono registrati oltre 5 milioni di aborti , secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute ) e rigetta ogni ipotesi di trattativa , che sarebbe inconcepibilmente effettuata sulla pelle del nostro prossimo .

Di conseguenza , possibili effetti legislativi dell’operazione in oggetto restrittivi sulla portata della 194 ( ed intermedi rispetto all’obiettivo indicato ) , sarebbero frutto di una ( tra l’altro ad oggi del tutto improbabile ) azione parlamentare totalmente unilaterale e non concordata con i promotori del referendum “ .

Dal primo periodo , si prospetta in modo assolutamente pacifico :

a ) la proposizione di un quesito sull’abrogazione totale della legge ;

b ) che , alla luce del pericolo di una ( peraltro infondata nel merito ) censura da parte del Consulta , i quesiti referendari avranno essenzialmente come oggetto le norme più significative della legge , fermo restando il quesito abrogativo totale ( cosiddetto massimale ) .

In particolar modo gli interventi della Corte Costituzionale potrebbero aver come oggetto due questioni :

A ) il vuoto normativo conseguente all’abrogazione totale della legge , anche alla luce della possibile non reviviscenza della disciplina prevista dal codice penale ed abrogata con la 194 ;

B ) il contrasto con l’art. 32 della carta , sotto il profilo della tutela del diritto alla salute della donna potenziale madre .

In relazione a ciascuna di tali obiezioni , ho proceduto alla stesura di due quesiti , uno massimale e uno minimale , che , salve le rettifiche formali del caso ed ogni approfondita , opportuna ulteriore riflessione, dovrebbero essere definitivi e che , nel loro complesso , rappresentano l’azione concretamente ( e sottolineo l’avverbio , avulso dall’approccio operativo dei sognatori )  più radicale e netta che può essere esperita contro la legge 194 .

1 ) Come ho più volte precisato , il quesito massimale può essere proposto anche formalmente in modo massimale o in modo formalmente non massimale , ma massimale nella sostanza .

Il testo da me redatto viene qui convertito per fini divulgativi in una forma che consenta una diretta lettura delle disposizioni di legge che rimarrebbero vigenti , nei seguenti termini : Volete che sia abrogata la legge 22 maggio 1978 n. 194 recante “Norme per la tutela sociale della maternità e sulla interruzione volontaria della gravidanza” , con riferimento agli artt. 1 , 2 , 3 , 4, , 5, 7 , 8 , 9 , 10 , 11 , 12 , 13, 14 , 15 , 16 , 20 , 21 , 22 ad eccezione quindi dell’art. 6 , con solo riferimento alle parole “ L’interruzione volontaria della gravidanza “ , “ può essere praticata “ , “ quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna “ , degli interi artt. 17 e 18 , che stabiliscono le pene per chiunque cagiona l’interruzione di gravidanza senza il consenso della donna , e dell’art. 19 , con riferimento alle parole “Chiunque cagiona l’interruzione volontaria della gravidanza “ , “è punito con la reclusione sino a tre anni “ di cui al primo comma , alle parole “ La donna è punita “ di cui al quarto comma , alle parole “Quando l’interruzione volontaria della gravidanza avviene su donna minore degli anni diciotto, o interdetta , “, “ chi la cagiona è punito con “ , “ pene “ , “ aumentate fino alla metà “ di cui al quinto comma e alle parole “Se dai fatti previsti dai commi precedenti deriva la morte della donna, si applica la reclusione da tre a sette anni “ di cui al sesto comma ?

Ecco che l’abrogazione , tra l’altro , oltre che degli artt. 4 e 5 ( che hanno introdotto il libero aborto nei primi 90 giorni di gravidanza ) , dell’art. 6 limitatamente alla lett. b ( che riguarda i casi di interruzione della gravidanza anche dopo i primi tre mesi di gestazione , ammessa qualora siano accertati processi patologici tali da determinare un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna ) , lascerebbe sopravvivere il 6 lett. a , con il quale si ammette l’aborto anche dopo ( ma , ovviamente , già prima ) il 90° giorno di gravidanza nel caso di grave pericolo per la vita della donna , per effetto della gestazione o del parto .

Come più volte ribadito , tale ultima ipotesi sostanziale non è stata introdotta della 194 , perché anche anteriormente alla sua entrata in vigore , anno 1978 , quella fattispecie rientrava nella generale causa di giustificazione di cui all’art. 54 c.p. , non essendo , in particolare , punibile quella condotta per stato di necessità ( della madre ) , quindi per la necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di danno grave alla persona , non volontariamente causato dall’interessato , né altrimenti evitabile , ferma restando la proporzionalità del fatto al pericolo .

Chi con la 194 vorrebbe abolire questa ipotesi , non conosce il diritto .

Le altre disposizioni della 194 che salvo nel quesito sono quelle sanzionatorie , con riferimento ai casi di interruzione colposa ( art. 17 ) , non volontaria per la donna ( art. 18 ) e volontaria per la stessa ( art. 19 ) della gravidanza .

Quindi vengono confermate le norme sulla base delle quali già oggi si punisce , sia pur con il riferimento a limitatissimi casi sugli aborti totali ( forse neppure l’1% ) , mentre con il successo referendario mediante la prevalenza dei “ Sì “ su questo quesito la disciplina sanzionatoria riguarderebbe non meno del 99% dei casi di aborto , se si considera che le ipotesi in cui dalla gravidanza possa derivare il decesso della donna , anche considerati i progressi della medicina , sono veramente ridotte al minimo , come mi confermano gli stessi medici e ginecologi .

Verrebbero in tal modo fatti salvi i due discutibili princìpi affermati dalla consulta nella recente sentenza n. 13 del 2012 , con la quale sono stati rigettati i quesiti del referendum elettorale di matrice Dipietrista , che hanno sottolineato :

a ) l’inammissibilità di una reviviscenza di una legge ( abrogata , quali le incriminazioni del codice penale ) anteriore rispetto a quella oggetto di referendum ;

b ) la necessità che , dall’astratta abrogazione della legge , sia configurabile una normativa cosiddetta “ di risulta “ , quindi residua e tale da poter sopravvivere autonomamente ed essere immediatamente applicabile , regolando la materia .

2 ) I quesiti minimali possibili ed efficaci per i nostri fini sostanziali sono molteplici .

La formula che ho usato sin dall’inizio è volutamente non specifica , per evitare che qualche associazione usasse la virgola o il punto e virgola per giustificare la sua mancata adesione , mascherando , così , i propri interessi di marchio e di bottega , con implicazioni anche di carattere commerciale .

Arrivati al punto in cui chiunque , anche alla luce dei miei appelli caduti nel nulla a formulare proposte concrete , pure il più stolto tra coloro che si interessano alla questione , ha compreso che chi si dichiara antiabortista abrogazionista e non aderisce alla nostra iniziativa o è un falso antiabortista abrogazionista o cerca di nobilitare con motivazioni tecniche ragioni di natura psicologica , ambizioni personali , se non direttamente interessi economici, ho deciso di rendere pubblico anche il secondo quesito .

Quesito che , anche in questo caso , viene qui convertito per fini divulgativi in una forma che consenta una diretta lettura delle disposizioni di legge che rimarrebbero vigenti nei seguenti termini: Volete che sia abrogata la legge 22 maggio 1978 n. 194 recante “Norme per la tutela sociale della maternità e sulla interruzione volontaria della gravidanza” , con riferimento agli artt. 1 , 2 , 3 , 4 , 5 , 7 comma 2 , 8 , 9 , 10 , 11 , 12 , 13 , 14 , 15 , 16 , 20 , 21 , 22 ad eccezione dell’art. 6 , con riferimento alle parole “ L’interruzione volontaria della gravidanza “ , “ può essere praticata : a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna ; b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna. “ , dell’art. 7 commi 1 e 3 , che fissa le modalità di accertamento e limitazioni delle condizioni di cui al comma 6 , degli interi artt. 17 e 18 , che stabiliscono le pene per chiunque cagiona l’interruzione di gravidanza senza il consenso della donna , dell’art. 19 , con solo riferimento alle parole “Chiunque cagiona l’interruzione volontaria della gravidanza “ , “è punito con la reclusione sino a tre anni “ di cui al primo comma , alle parole “ La donna è punita “ di cui al quarto comma , alle parole “Quando l’interruzione volontaria della gravidanza avviene su donna minore degli anni diciotto, o interdetta,“, “ chi la cagiona è punito con “ , “ pene “ , “ aumentate fino alla metà “ di cui al quinto comma e alle parole “Se dai fatti previsti dai commi precedenti deriva la morte della donna, si applica la reclusione da tre a sette anni “ di cui al sesto comma ?

Testo identico al massimale con la sola eccezione del riferimento ai casi di cui alla lettera b dell’art. 6 , con cui comunque si estenderebbero ai primi 90 giorni di gravidanza le più rigorose condizioni previste dal tale articolo , ed al primo e terzo comma dell’art. 7 che si renderebbero necessari per l’accertamento delle condizioni dell’articolo precedente , con limiti nell’ipotesi di vita autonoma del feto , che rende praticabile l’aborto solo nel caso della lettera a ) .

Quindi , non più aborto libero , neppure nei primi 3 mesi di gestazione .

Un testo , peraltro , proposto solo al fine di evitare che il nostro sforzo ( e posso parlare in prima persona nel definirlo quanto meno notevole , pur nella consapevolezza se nessuno mi ha obbligato ad affrontarlo ) cada nel nulla ( consentendoci di ottenere almeno un risultato parziale , significativo sul piano giuridico e culturale ) , a seguito dell’eventuale censura della Consulta in ordine al citato contrasto del quesito massimale con l’art. 32 della costituzione , che tutela il generale diritto alla salute , che sarebbe naturalmente considerato con riferimento alla potenziale madre e non al concepito .

Una censura totalmente non condivisibile nel merito , perché l’aborto non è mai terapeutico , ma sempre possibile e quindi da non ignorare .

Chiederemo , dunque , come da manifesto , l’abrogazione totale e solo in subordine abrogazioni parziali , che , se accolte , rappresenterebbero comunque i presupposti sostanziali e culturali ( per una volta usiamo anche noi tale termine , spesso utilizzato con frequenza da chi intende nobilitare la propria inefficienza ) per il totale annientamento di una legge che sarebbe ad oggi precluso da ostacoli oggettivi frapposti dalle istituzioni ( come detto , dalla Corte Costituzionale ) .

Altro sarebbe , ovviamente , limitare la propria azione volontariamente ed a seguito di un accordo con il potere politico-parlamentare ( che talvolta propone ai comitati referendari una modifica legislativa a parziale accoglimento dei quesiti dietro la rinuncia alla loro azione ) , che sarebbe frutto di una trattativa ignobilmente condotta sulla pelle del nostro prossimo .

Un conto è la scelta , un conto è l’imposizione dell’autorità , da cui discende un oggettivo ostacolo .

Non si può ignorare o abrogare un’irrevocabile decisione della Consulta , questa è la realtà nel nostro ordinamento .

Chi dice o tutto o niente ( fermo restando che quel tutto deve costituire il nostro obiettivo ) a prescindere dalla realtà , vive tra le nuvole e lassù è bene che continui a filosofare , operando nel mondo dei sogni , dove il senso pratico non esiste .

Lo stesso mondo che frequentano coloro che si lamentano della vigenza di una legge ostentando i muscoli e digrignando i denti , senza fare nulla per abrogarla o senza aderire ad un’iniziativa già avviata in tal senso .

3 ) Una terza ipotesi già ventilata , quella di riproposizione tale e quale del quesito minimale già ammesso nel 1981 ; deve essere valutata molto attentamente , giacché quel quesito , predisposto dal Movimento per la Vita nell’àmbito di una pur lodevole operazione , presenta aspetti contrastanti con lo spirito della nostra iniziativa .

Penso piuttosto ad un altro testo , che superi le censure più rigorose della Corte costituzionale e sul quale sto lavorando .

Un testo ulteriore che , lo ribadiamo , troverebbe la sua giustificazione sui vincoli formali imposti dalla Consulta e non su questioni ideali , essendo la nostra posizione chiaramente diretta a salvaguardare il diritto alla nascita del concepito , da affermare nel modo più ampio possibile , con i soli limiti oggettivi imposti dal ordinamento giuridico del nostro paese che nessuno , tanto meno un avvocato , può ignorare .

Invito , come sempre , tutti coloro che ritengono che abbia un senso protestare contro qualcosa solo se si ha una proposta concreta diretta alla sua eliminazione e che comprendono che la piazza è l’unica via di protesta per un popolo solo in una dittatura ad aderire alla nostra iniziativa , finalizzata all’utilizzo di uno strumento di democrazia diretta , tramite il sito ufficiale www.no194.org .

Ed invito tutti a partecipare alla “ 24ore per la vita “ ( da noi organizzata in collaborazione con un’associazione nostra alleata , che ha aderito con tutti i suoi effettivi a NO194 ) che partirà dalle ore 9 del 2-11-2012 e si svolgerà in corrispondenza delle chiese e degli ospedali indicati sul sito stesso , una manifestazione dalla matrice esplicitamente abrogazionista e nella quale sarà meramente tollerata l’eventuale presenza di parlamentari nazionali , in carica o meno .

In tale prospettiva , si condanna sin d’ora ogni ipotesi di strumentalizzazione dell’evento da parte di costoro , responsabili in quanto tali per fatti o soprattutto , per ragioni anagrafiche , per omissioni della vigenza della normativa che vogliamo abrogare , alla luce dell’assoluta assenza di iniziative esperite dagli stessi dirette a tal fine abrogativo .

Pietro Guerini – Portavoce nazionale NO194

 Pubblicato , tra gli altri , da www.pontifex.roma.it il 30-9-2012

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NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : L’ATTEGGIAMENTO DELLA CHIESA DI FRONTE ALL’EVENTO REFERENDARIO

“ Tanto la Chiesa non vi appoggerà mai ! “

Parecchi tra di noi , compreso il sottoscritto , dall’inizio della avventura della nostra organizzazione  si è sentito rivolgere da qualche sedicente cattolico e , soprattutto , “ pro life “ impegnati , questa frase , pronunciata con ghigno vagamente pannelliano .

Il disinteressato impegno verso la tutela del concepito si esprime così in un atteggiamento e in un malcelato ed implicito auspicio , identico a quello tipico dell’avversario più radicale in tutti i sensi .

Del resto , la torbida commistione tra opposti , sacro e “ antisacro “ , ha avuto diverse espressioni in ogni campo , compreso quello musicale ( pensiamo a Veronica Ciccone , in arte madonna , scritto in minuscolo per ovvio rispetto verso la fede professata ) ed anche certo antiabortismo nazionale, tanto artisticamente incline ai bei gesti , ai proclami fine a se stessi ed ai predicozzi privi di un minimo obiettivo concreto , non poteva sottrarsi a questa tendenza .

Vediamo se l’auspicio dei nostri avversari più agguerriti , che in teoria potrebbe anche non rivelarsi infondato , con loro soddisfazione , trovi nella realtà nazionale un riscontro , in astratto e in concreto .

Sotto tale ultimo aspetto , la mia analisi farà riferimento ai fatti verificatisi da quando ho promosso questa iniziativa .

1 ) In astratto , di fronte ad un nuovo referendum abrogativo della 194 , che ha legalizzato l’aborto nel nostro paese , la Chiesa potrebbe invitare i fedeli-elettori :

a ) a votare sì all’abrogazione ;

b ) a non recarsi alle urne , al fine di farci mancare il “ quorum “ ;

c ) a votare no all’abrogazione .

Vi è , poi , quale ultima ipotesi , l’eventualità che essa non prenda posizione , aderendo alla tipica istanza della crema illuminata del nostro paese , ben rappresentata nelle istituzioni , nel parlamento e nella cultura , che ritiene che chiunque possa esprimere opinioni su qualunque tema , ad esclusione degli appartenenti al Clero , che dovrebbero astenersi da ogni considerazione anche sulle questioni eticamente sensibili , pena , in caso contrario , una grave e scorretta intromissione nelle vicende italiche .

In linea con tale tendenza-esigenza , in modo più sbrigativo , coerente e meno ipocrita , essi in alcune dittature sono stati fisicamente eliminati , atto perfettamente equiparabile sotto il profilo della libertà di opinione .

A ) Anzitutto e nel merito , l’adozione da parte del mondo ecclesiastico di una posizione diversa da quella di cui al punto a ) sarebbe contrastante con i princìpi basilari del cattolicesimo , ribaditi sino ad oggi dal suo stesso vertice .

Lungi da me l’intenzione di strumentalizzare opinioni tanto autorevoli come quelle espresse in materia di aborto dai Pontefici , ma , in quest’epoca caratterizzata da una certa confusione , trovo interessante ricordare gli interventi effettuati dagli ultimi Papi su tale tragica piaga .

Il 22 maggio 2003 , in occasione del venticinquesimo anniversario dall’entrata in vigore della 194 , Papa Giovanni Paolo II dichiarò : “ Non può esserci pace autentica senza il rispetto della Vita , specie se innocente e indifesa come quella dei bambini non ancora nati . “ , “ Nessuna azione per la pace può essere efficace se non ci si oppone con la stessa forza agli attacchi contro la Vita in ogni sua fase , dal suo sorgere sino al naturale tramonto “ .

Del resto nella “ Evangelium vitae “ del 1995 , il Pontefice polacco affermò inequivocabilmente che “ L’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta , comunque venga attuata , di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza , compresa tra il concepimento e la nascita “ .

Papa Benedetto XVI  , in occasione del trentennale dall’entrata in vigore della legge che vogliamo abrogare , quindi il 22 maggio 2008 , non fece certo affermazioni di tenore diverso : “ L’aver permesso di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza ha aperto un’ulteriore ferita nella nostra società. Difendere la Vita umana è diventato oggi praticamente più difficile , perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore “ , “ Da quando in Italia è stato legalizzato l’aborto ne è derivato un minor rispetto per la persona umana , valore che sta alla base di ogni civile convivenza , al di là di ogni fede “ .

Il 27 febbraio 2011 , Sua Santità ha sottolineato come L’aborto non è mai terapeutico, i medici che convincono le donne ad abortire le ingannano “ .

Come si può notare , la condanna espressa dal vertice assoluto della Chiesa cattolica è rivolta non solo contro l’aborto , ma pure esplicitamente contro la legge 194 .

E’ vero , esiste un orientamento minoritario , quello espresso da Don Gallo , molto apprezzato presso certi salotti televisivi , nei quali interviene quale rappresentante della Chiesa riscuotendo scroscianti applausi , che invita da anni il Vaticano a “ rivedere le sue rigide posizioni sull’aborto “ , il che , in realtà , comporterebbe la necessità di rivedere tutte le proprie posizioni .

L’assunto di Don Gallo ( che ha dichiarato di accompagnare le donne ad abortire , si legga l’intervista al Corriere della Sera del 23-11-1998 , e che in ogni caso difende il tenore della 194, in linea con le posizioni eretiche del cattolicesimo parlamentare, che, sostenendo tali tesi, partecipa con i suoi esponenti “più radicali“ alle marce “pro life“ non dichiaratamente abrogazioniste, dominandole sul piano massmediatico e inevitabilmente strumentalizzandole) esprime il proprio tratto “cattolico“ in una lettura di questa normativa che fa salva la sua intoccabilità e si traduce anzi nell’invocazione della sua piena attuazione, sotto il profilo di una valorizzazione dei consultori familiari, quale unico elemento di dibattito con l’area artefice di tale legge .

Ecco che , in pratica , il Sacerdote genovese e i rappresentanti nel parlamento del mondo cattolico nazionale , con la loro posizione , compiono una rilettura dei princìpi fondamentali che caratterizzano il cattolicesimo , che si può tradurre come segue : “ Ama in modo tanto onnipotente te stesso al punto che , qualora ne ravvisi la necessità , puoi sopprimere il prossimo tuo “ , “ Onora il padre e la madre , ma, se vuoi , elimina tuo figlio “ , “ Gli ultimi saranno i primi , sempre che tu ritenga necessario farli nascere “ , “ Non uccidere , al limite sopprimi un individuo durante il concepimento “ .

Riusciranno costoro a convertire il Pontefice in questa matura lettura dei princìpi cattolici ?

In assenza di questo evento , che se attuato si tradurrebbe in quella che taluni definiscono come la protestantizzazione del cattolicesimo ( termine che nella sua accezione moderata , a mio avviso , non rispecchia la situazione nordamericana , dove si registra un forte presenza evangelica ) , con la creazione di una religione fai da te che consenta a ciascuno di comportarsi come vuole e di sentirsi nel contempo con la coscienza a posto , possiamo ritenere che un rappresentante del clero che sposi la teoria Gallo si muova contro i vertici dell’istituzione a cui solennemente appartiene , parlando a titolo strettamente personale pur in assenza di una formale scomunica .

B ) Sotto il profilo puramente strategico , una posizione diversa da quella favorevole all’abrogazione e diretta comunque ad evitare il voto , non verrebbe compresa dallo zoccolo duro dei fedeli , i cosiddetti cattolici praticanti , e si aprirebbe così forse per la prima volta uno strappo veramente consistente con l’area opposta a quella a cui la Chiesa , secondo gli illuminati esponenti del mondo della cultura , della politica e delle istituzioni , dovrebbe prestare maggiore attenzione per modernizzarsi .

Dalla mia posizione , in contatto quotidiano con un una massa di iscritti che nel suo complesso ad oggi supera le 10 000 unità e che è composta in maggioranza ( oltre ad un 10% di atei o di scarsamente credenti ) da credenti in quanto tali , che non sposano alcuna posizione critica verso il Concilio Vaticano II e che si astengono da dibattiti teologici particolarmente articolati , credo di poter fare questa previsione con una certa cognizione di causa .

A mio avviso , si riduce sempre più col tempo la percentuale di fedeli che si rimette ad una valutazione del religioso circa il merito di una condotta e di un fenomeno ( se quindi essi debbano considerarsi positivi o negativi , accettabili o inaccettabili ) , mentre aumenta l’aspettativa che il fedele ripone nelle istituzioni ecclesiastiche di trovare riconoscimento nei princìpi che egli ritiene rispecchino i valori della confessione di appartenenza .

Ed è ciò che si verifica sempre più anche nel rapporto tra elettore e partito di appartenenza , tanto che la flessibilità del voto è in continua crescita , il “ non capisco ma mi adeguo “ di ferriniana memoria pare oggi molto lontano .

Del resto , la Chiesa non potrebbe mai fermare la nostra iniziativa anche se lo volesse e pure se essa, per quanto promossa da un cattolico dichiarato ed orgoglioso della propria fede come il sottoscritto , non fosse ispirata come lo è dal desiderio di elevare la civiltà del proprio paese e di tutelare il diritto di nascita dei propri connazionali più deboli , non di combattere delle battaglie religiose con i non credenti , che peraltro vedrebbero quest’ultimi pacificamente vittoriosi per ragioni numeriche .

In astratto , dunque , per ragioni sia di merito che strategiche , pare assai difficile immaginare una posizione ecclesiastica in contrasto con la nostra iniziativa , che si aggiunga a quella del mondo parlamentare , della cultura , dei mezzi di informazione e soprattutto dei nostri avversari più accaniti e inconsistenti , vale a dire quella parte del mondo cattolico e “ pro life “ che teme con la nostra iniziativa di perdere visibilità e di dover rendere conto di decenni di letargo e delle proprie più o meno interessate incoerenze .

Basta sfogliare i quotidiani di questi giorni , del resto , per leggere di politici dichiaratamente di area cattolica che invitano preventivamente a non trattare questioni etiche nella prossima campagna elettorale per le consultazioni legislative e di convegni sempre dichiaratamente di area cattolica che si limitano a trattare questioni economiche e nei quali si parla soltanto di danaro .

Il che è indice , quanto meno , di una notevole svalutazione del fattore spirituale .

2 ) In concreto , poi , ho riscontrato un atteggiamento molto positivo da parte del mondo ecclesiastico verso la nostra iniziativa , se è vero che parecchi religiosi hanno aderito e stanno aderendo ad essa , sia attraverso il sito www.no194.org che per via cartacea ( cito solo a titolo di esempio , in rappresentanza delle diverse zone del paese e non potendo riportare un lungo elenco di nominativi , Don Giovanni Ferrara di Padova , Padre Giovanni Cavalcoli di Bologna , Don Marcello Stanzione di Salerno , religiosi noti per la loro lucida coerenza ) .

Assai diffusi sono l’entusiasmo e la precisazione che la Chiesa da anni attendeva un’azione analoga che provenisse dalla società civile , dopo la pubblicazione di montagne di libri in materia .

Gli atteggiamenti di natura diversa , al di là di un’ovvia e comprensibile cautela iniziale di fronte ad un’operazione che stava nascendo , si ricollegano non a divergenze ideali ( fatti salvi i pochi Don Gallo ) o strategiche ( eccetto qualche isolata fisiologica tendenza al doroteismo antropologico ) , ma alla differente natura umana , che porta taluno tra di noi ad essere nella nostra quotidianità più un Don Abbondio che un Don Camillo .

Ricordo i nostri prossimi impegni , strumentali e propagandistici rispetto all’evento referendario : le conferenze di Firenze del 8-9-2012 alle ore 17 nel locale Giubbe Rosse , con locandina già pubblicata sul sito , quella presso la parrocchia di Sant’Ignazio di Loyola a Padova , fissata per le ore 21 del 6-10-2012 e una probabile intermedia a Genova , di cui verrebbe data notizia sempre sul sito , mentre per le ore 9 del 2-11-2012 abbiamo organizzato con altra associazione la 24 ore per la Vita , con gruppi di preghiera che si raduneranno presso ospedali e luoghi di culto , che saranno via via indicati ancora su www.no194.org  .

A tale ultimo evento , stante la sua matrice strettamente abrogazionista , l’eventuale presenza di parlamentari nazionali sarebbe meramente tollerata , dovendosi rigettare in radice qualsiasi tentativo di strumentalizzazione da parte di coloro che in questi decenni hanno , con azioni ed omissioni , consentito la vigenza della legge in oggetto , che vogliamo cancellare in modo inequivocabile .

Diversamente essi possono legittimamente operare in altre manifestazioni genericamente “ pro life “ e non dichiaratamente abrogazioniste , quindi compatibili con la loro condotta , considerato il carattere infinitamente indeterminato del termine “ pro life “ e di espressioni  affini come “ difesa della vita ”.

Avv. Pietro Guerini – Portavoce nazionale NO194

 Pubblicato il 31-8-2012 da www.pontifex.roma.it

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